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La mummia dei ghiacci in posa right

a Bolzano 2010

 

 

Un servizio fotografico durato 48 ore filate, frutto di un anno di simulazioni tecniche, a una temperatura di -6° C con umidità del 98%, ambientato in una cella di decontaminazione e realizzato da due professionisti del settore come Marco Samadelli e Gregor Staschitz, per un totale di 150.000 immagini scattate! Davanti all’obiettivo dei due fotografi, non poteva esserci che un protagonista di fama mondiale, che ogni anno attira a Bolzano migliaia di turisti e che continua a destare l’attenzione della comunità scientifica: parliamo de « l’Uomo venuto dal ghiaccio » noto alle cronache come Ötzi o “la mummia del Similaun” o meglio ancora, per fare riferimento alla sua vocazione internazionale «The Iceman». E così ora c’è una completa foto-mappatura del corpo della mummia che è consultabile online, in un sito trilingue(italiano,tedesco,inglese). Si vede tutto: dal foro di entrata della freccia che ne causò la morte, alle decine di tatuaggi rilevati sulla pelle, al cranio, ai piedi, alle mani. La mummia del Similaun non ha più segreti, forse. Il progetto"Iceman Fotoscan" è stato

presentato nel corso di un’affollata conferenza stampa all’Eurac dal presidente dell’Accademia Europea di Bolzano, Stuflesser, dal direttore del «giovane» (nato nel giugno del 2007), ma già rinomato «Istituto per le Mummie e l’Iceman» Albert Zink, da Marco Samadelli responsabile del progetto e da Bruno Hosp, presidente dell’Ente dei Musei Provinciali. Iniziativa unica nel suo genere, «Iceman Photoscan» ha delineato una completa e millimetrica documentazione fotografica del corpo della mummia dell’Iceman, che è ora consultabile on line sul sito www.icemanphotoscan.eu. Un sito trilingue (italiano, tedesco e inglese), consultabile veramente da tutti, senza bisogno di iscrizioni e di installazioni di software aggiuntivi, che ci permette di conoscere dopo 5300 anni, ripreso da 16 diverse angolazioni, l’«Uomo venuto dal ghiaccio» rendendo visibili anche dettagli non rilevabili a occhio nudo. Dal foro di entrata della freccia che ne causò la morte, ai tatuaggi che ne segnano il corpo, alle unghie delle mani e dei piedi...Un faccia a faccia con Ötzi che solo pochissimi studiosi, fino a ieri, si sarebbero potuti permettere, pensato per conciliare due diverse esigenze: l’interesse scientifico e la conservazione della mummia. Dal suo rinvenimento il 19 settembre del 1991 presso la sella Tisejoch in val Senales a quota 3200 metri infatti, la più antica mummia umida al mondo ha messo a disposizione di antropologi e archeologi un ricco patrimonio di dati sui quali condurre nuove ricerche e analisi. Allo stesso tempo però, la mummia è un bene culturale unico al mondo e la sua conservazione è garantita da misure molto restrittive: per evitare che si deteriori l’Iceman viene custodito in una cella appositamente realizzata al primo piano del Museo Archeologico dell’Alto Adige, a temperatura e umidità costanti. Ne sa qualcosa Marco Samadelli, che per più di dieci anni è stato il responsabile della ricerca per lo sviluppo tecnologico dell’i mpianto di conservazione della mummia del Similaun; oggi che ricopre il ruolo di ricercatore presso «Istituto per le Mummie e l’ Iceman» dell’Eurac, ci spiega come l’interfaccia internet del progetto «Iceman Photoscan» sia stata

 

 

pensata come strumento innovativo di supporto agli scienziati per condurre la proprie ricerche e nello stesso tempo come un agevole sito per permettere a tutti gli appassionati di entrare a stretto contatto con l’uomo del Similaun. www.icemanphotoscan.eu è composto da tre sezioni. La prima è dedicata alla visione completa della mummia partendo dalla vista del corpo intero sino ad arrivare al particolare di pochi millimetri, utilizzando ben 7 livelli di avvicinamento. La seconda sezione dedica un’attenzione particolare alla documentazione degli oltre 50 tatuaggi che adornavano il corpo del nostro lontano antenato, mentre l’ultima sezione ci offre la possibilità di osservare la mummia in una prospettiva tridimensionale, utilizzando gli occhiali per anaglifo (ciano/ rosso). Una vera e propria banca dati, quindi, per chiunque sia

 

 

 

 

interessato all’ «Uomo venuto dal ghiaccio» che, come auspica il curatore del progetto, possa fungere da standard metodologico per la messa in rete dei Beni Culturali che appartengono ad ognuno di noi. «Iceman Photoscan» è anche un libro, a cura di Marco Samadelli, che raccoglie la documentazione e le foto del progetto, edito dalla casa editrice Pfeil di Monaco.

 

 

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